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Attualità martedì 21 giugno 2016 ore 16:00

Manipolazione dei titoli Mps in salsa cinese

Smascherati quattro manager dell'orientale Nit Holdings che hanno fatto credere di poter offrire 10 miliardi per ristrutturare il capitale



FIRENZE — La manipolazione del mercato nasce dall'aver fatto credere al mercato che la loro offerta fosse veritiera quando in realtà non erano nelle condizioni di poterla rispettare. A smascherare i quattro manager cinesi sono stati gli uomini del nucleo di polizia valutaria della guardia di finanza di Roma. Tutti sono stati colpiti dall'ordinanza emessa dal gip del tribunale della capitale Maria Agrimi che consiste nell'interdizione per un anno dalle funzioni direttive dell'attività di impresa. Per gli investigatori è "concreto e attuale il pericolo di reiterazione del reato, anche in considerazione di pregresse analoghe condotte poste in essere dagli indagati".

Le indagini sono iniziate nel novembre 2014. Poco dopo l'annuncio di Monte dei Paschi sulla necessità di un aumento di capitale a seguito dell''esito dei cosiddetti ''stress test'', era stata diffusa la notizia che l'istituto senese aveva ricevuto dalla società cinese un'offerta di 10 miliardi di euro per la ristrutturazione del proprio capitale. In pratica, quello che la Nit proponeva era il perfezionamento di un'operazione di investimento sotto forma di sottoscrizione di un aumento di capitale riservato. Operazione da eseguire attraverso parte del proprio capitale privato, derivante da un fondo d''investimento di proprietà. Secondo l'offerta presentata, l'iniezione di liquidità avrebbe comportato la totale rivalutazione del portafoglio di Mps insieme al rimborso e ritiro dei Monti Bond e Npl, cioè i non performing loans e la sostituzione dei vertici di Mps, con una ristrutturazione completa dell'organico.

Il titolo di Mps, il giorno dopo la notizia dell'offerta, ha aperto subito con un rimbalzo del +6,89 per cento. Peccato che gli accertamenti successivi abbiano portato in superficie la verità e cioè che la Nit Holdings Ltd era di fatto del tutto priva delle disponibilità finanziarie necessarie a sostenere l'offerta. 

Un giochino che, stando ai risultati delle successive perquisizioni, i quattro gli indagati hanno continuato a portare avanti anche nei confronti di altre banche. 


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